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È da quand’eravamo bambini che la mamma e il papà, gli insegnanti, i parroci, i maestri di tennis, i capiredattori, perfino le fidanzate e le mogli ci tarpano le ali. “Smettila di puntare
sul talento o sull’istinto, ti devi impegnare”, ci dicono, dove “impegnare”, badate bene, aveva e ha un diverso significato a seconda dell’interlocutore: concentrarsi, studiare, allenarsi,
perfino sistemare lo scarico del bagno. Invece no: il talento e l’istinto bastano a tenerti a galla se sei LORENZO MUSETTI O HOLGER RUNE. L’italiano classe 2002, numero 6 al mondo (ranking
in tempo reale), e il danese classe 2003, numero 8 (ma è stato 4) hanno all’ora di pranzo doppiato la boa del terzo turno del Roland Garros nonostante le scarse qualità del loro gioco e le
quantità eccessive di errori, inconsuete per i loro standard. C’è l’hanno fatta ovviando alla giornata-no con rari prezzi di bravura (il talento, appunto) e l’istinto di sopravvivenza. I
due, che domenica si affronteranno negli ottavi di finale, oggi sono entrambi partiti con il piede sbagliato. Nella Court Suzanne Lenglen, Lollo ha lasciato il primo set all’argentino
MARIANO NAVONE, esperto terraiolo, 24 anni, attualmente numero 89 della classifica ATP. Holger lo ha imitato poco dopo sul centrale contro il francese QUENTIN HALYS, 28 anni, ATP 46. “Per un
set e mezzo non ci ho capito niente, ero nervoso e lamentoso, il gioco lo comandava Mariano, che su questa superficie è sempre pericoloso”, ha poi spiegato Musetti. Come in un esperimento
di vasi comunicanti, nei parziali successivi - comunque dimenticabili - alla discesa del rendimento di Navone ha corrisposto la crescente efficacia del carrarino, che ha chiuso il match in 3
ore 28 minuti con il punteggio di 4-6 6-4 6-3 6-2. “So che di me si è detto in passato che ho mollato alcune partite prima del tempo, che non mi sporco volentieri le mani. Macché, cerco
sempre di migliorare. E sto imparando anche a lamentarmi meno”. A una bella domanda del collega Daniele Azzolini ha risposto d’essere fatto della stessa materia prima di Carrara, che è il
marmo, “quindi durissimo, ma poi mi lascio trascinare dalle emozioni, mi faccio guidare dall’istinto”. Per fortuna, vien da dire. SINNER-LEHECKA AL ROLAND GARROS, DATA E ORARIO DEL MATCH dal
nostro inviato Massimo Calandri 30 Maggio 2025 Rune s’è invece fatto ingabbiare nel gioco ordinato di Halys, un espertissimo frequentatore di Challenger, e ha rischiato di uscire di scena
in quattro set. S’è salvato grazie al talento e al coraggio sfoggiati in situazioni dove molti altri avrebbero avuto le palpitazioni (4-6 6-2 5-7 7-5 6-2). Per Musetti si prospetta un
passaggio di turno assai periglioso, perché il ragazzo di Gentofte è tanto potente quando imprevedibile. Nei due precedenti, ha prevalso lui, il danese, sull’erba del Queen’s Club nei quarti
di finale di due anni fa (6-4 7-5) e a Indian Wells negli ottavi l’anno scorso (6-2 7-6). Sarà il loro primo match sulla terra. MATTEO GIGANTE, che dà l’idea di essere stato un ragazzo che
piaceva alle maestre e ai parroci, non ha ripetuto il miracolo di due giorni fa contro Stefanos Tsitsipas, quando con l’intelligenza e la serietà aveva supplito alla disparità in termini di
talento. Troppo potente, mobile e determinato il pari età (2002) americano BEN SHELTON, che non gli ha mai concesso la chance di entrare veramente in partita. Comunque, il romano lascia
Parigi con la consapevolezza di poter puntare ad aggregarsi a breve ai Top 70-80 (sarà probabilmente numero 129 a fine torneo) così da entrare direttamente nei tabelloni degli slam a partire
dagli Australian Open 2026: per lui e il suo coach Marco Gulisano è soltanto questione di programmare con cura gli appuntamenti del resto della stagione. JASMINE PAOLINI ha fatto il suo
superando l’ucraina Julija Starodubtceva (sulla traslitterazione dal cirillico non ci giurerei), 25 anni, formazione tennistica americana, laurea in Virginia in comunicazione e gestione
sportiva. Il punteggio, 6-4 6-1 in poco più di un’ora di scambi poco combattuti, è la fotografia di quanto accaduto nel Philippe Chatrier. All’avvio incerto (“facevo fatica, non mi sentivo a
mio agio, era caldo, c’era umidità, la palla rimbalzava tanto”), è seguita l’assunzione della piena leadership in campo non appena ha trovato il ritmo e approfittato dei frequenti errori
non forzati dell’avversaria. La numero 4 WTA è il risultato di un lungo percorso di equilibrio tra talento e lavoro tecnico e psicofisico, dunque non le capita di doversi affidare soltanto
alle proprie qualità naturali. Come già lo scorso anno qui a Parigi, sta crescendo strada facendo. Pur non esprimendo ancora il suo miglior tennis, sta dimostrando solidità mentale e
capacità di adattamento. In conferenza stampa ha ammesso di “aver iniziato il torneo con un po’ di tensione addosso. Ora che sono qualificata per la seconda settimana mi sento meglio. Domani
mi allenerò giocando il doppio (con Sara Errani, naturalmente ndr)”. Ecco, c’è chi per prepararsi a una partita di slam gioca una partita di slam. Un esempio per tutti.